Poesia Alla luna di Giacomo Leopardi. Spiegazione e traduzione

Breve spiegazione. Nella poesia "Alla Luna", composta a Recanati nel 1820 (altre fonti indicano invece il 1819) da un giovane Leopardi, poco più che ventenne, l'autore ricorda le emozioni provate l'anno precedente, allorché decise di andare via di casa, spinto da uno stato d'animo angoscioso.
Si ritrova, così, nuovamente ad osservare quella stessa luna, con la medesima tristezza.

Due i filoni principali che caratterizzano questi versi. La ricordanza (il ricordo e il ricordare) del momento passato e la luna, grande protagonista nell'opera del poeta e che qui viene scelta come destinataria di una conversazione dai significati profondi. La luna, così bella e irraggiungibile, come una dea luminosa. La tristezza di Leopardi, nel ricordare, provoca qualche lacrima, annebbiandogli così la vista mentre volge lo sguardo al cielo. Ma questo non lo distrae dalla bellezza dell'astro e pensa, dopotutto, che è bello pensare ai ricordi, anche se tristi, finché si è giovani e si ha tutta la vita davanti, e la speranza. Il ricordo, sebbene sia doloroso, sembra quasi terapeutico per il poeta, che in tal modo riesce a superare quella sofferenza passata.

Metro e rime
Poesia compatta, che ricorda la struttura de "L'Infinito", piana e lineare, basata su una allocuzione (discorso a senso unico dal "parlante" all'interlocutore). Metro: endecasillabi sciolti.
Trovò una prima pubblicazione nel 1825 (1826 secondo alcuni) con il titolo "La Ricordanza". Nel 1831 il titolo muta in "Alla luna" e la poesia viene inserita nei Canti.

Testo della poesia "Alla Luna" di Giacomo Leopardi

O graziosa luna*, io mi rammento
Che, or volge l’anno*, sovra questo colle*
Io venia pien d’angoscia a rimirarti*:
E tu pendevi* allor su quella selva*
Siccome or fai, che tutta la rischiari*.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci*
Il tuo volto apparia*, che travagliosa*
Era mia vita: ed è, né cangia stile*,
O mia diletta luna. E pur mi giova*

La ricordanza*, e il noverar l’etate*
Del mio dolore. Oh come grato occorre*
Nel tempo giovanil*, quando ancor lungo*
La speme* e breve ha la memoria il corso*,
Il rimembrar* delle passate cose,
Ancor che triste, e che l’affanno duri!*


Traduzione della poesia "Alla Luna" di Giacomo Leopardi

*O graziosa luna: bella e benevola (qui inizia l'allocuzione, l'intima conversazione)
*volge l'anno: è passato un anno (un anno fa)
*questo colle: probabilmente è lo stesso descritto ne "L'Infinito", il Monte Tabor
*rimirarti: contemplarti
*pendevi: sovrastavi, stavi sospesa
*selva: bosco
*Siccome or fai, che tutta la rischiari: come fai ora, che la illumini tutta.
*alle mie luci: ai mie occhi (offuscati a causa del pianto: "nebuloso e tremulo....il tuo volto apparia")
*apparia: appariva
*travagliosa: affannosa, piena di tormenti e dolore
*né cangia stile: non è cambiata (oggi, presente), lo è ancora (travagliata, affannosa)
*E pur mi giova: mi piace (mi dà piacere), nonostante tutto (tuttavia)
*La ricordanza (il ricordo e l'atto di ricordare)
*noverar l’etate: ricordare il momento
*come grato occorre: com'è gradito
*Nel tempo giovanil: quando si è giovani
*quando.....speme.....corso: quando il cammino della speranza è lungo e quello dei ricordi ancora breve (quando si è giovani si ha tanta speranza e, avendo ancora vissuto poco, si hanno meno ricordi, ad esempio, di una persona anziana)
*Il rimembrar: il ricordare
*che l’affanno duri: anche se la sofferenza, il dolore, continuano

Il finale si ricollega alle parole "Oh come grato occorre", ossia com'è gradito (come crea conforto), in gioventù, il pensare ai ricordi, nonostante siano tristi e dolorosi.

Giacomo Leopardi è nato a Recanati il 29 giugno 1798 ed è morto a Napoli il 14 giugno 1837, circa due settimane prima di compiere 39 anni.

Nessun commento :