Io vidi li occhi dove Amor si mise - Guido Cavalcanti. Testo e spiegazione

Guido Cavalcanti, insieme al Guinizzelli, al Cino da Pistoia e a Dante Alighieri, è considerato tra i padri del "Dolce Stil Nuovo", una scuola di pensiero nata presso l'Università di Bologna. La donna, gentile, è come un angelo sceso in terra per salvare l'uomo (particolarmente incisive le parole del Guinizzelli: vedi "Al cor gentil repaira sempre amore").

Il Cavalcanti era amico di Dante Alighieri e coinvolto politicamente in città: militava nei "Bianchi". In seguito ad una rissa tra "Bianchi " e "Neri", nel 1300, fu allontanato dai Priori, tra i quali figurava lo stesso Dante. Esiliato a Sarzana (provincia di La Spezia) si ammalò, tanto che, una volta tornato a Firenze morì.

La sua poesia "Io vidi li occhi dove Amor si mise", nei primi versi (Io vidi gli occhi che mi fecero innamorare), ci racconta di uno sguardo non contraccambiato, un'intesa non corrisposta, "che mi guardar com'io fosse noioso". Finché non scende in Terra uno "spirito", che confonde realtà con fantasia.

Qui sotto proviamo a spiegare riga per riga, verso per verso, le sensazioni che il poeta ha voluto trasmettere al lettore.

TESTO E TRADUZIONE DELLA POESIA "IO VIDI LI OCCHI DOVE AMOR SI MISE" DI GUIDO CAVALCANTI


Io vidi li occhi dove Amor si mise (lo sguardo della donna che fece innamorare il poeta)
quando mi fece di sé pauroso, (a quel punto iniziò a provare la sofferenza per l'amore)
che mi guardar com'io fosse noioso: (perché il poeta non veniva corrisposto dallo sguardo disinteressato della donna)
allora dico che 'l cor si divise; (e fu in quel momento che il cuore si spezzò, venne lacerato da questo amore a senso unico)

e se non fosse che la donna rise, (e se non ci fosse stata una risata della donna)
i' parlerei di tal guisa doglioso, (il poeta parlerebbe in modo particolarmente lamentoso)
ch'Amor medesmo ne farei cruccioso, (tanto che affliggerebbe l'amore stesso)
che fe' lo immaginar che mi conquise. (quell'amore che lo conquistò e lo fece prigioniero)

Dal ciel si mosse un spirito, in quel punto (in quel momento scese in terra uno spirito)
che quella donna mi degnò guardare, (proprio mentre la donna volse lo sguardo verso il poeta)
e vennesi a posar nel mio pensero: (e un pensiero si instaurò nella mente del poeta)

elli mi conta si d'Amor lo vero,
(lo spirito racconta al poeta la forza del vero amore)
che ogni sua virtù veder mi pare (una forza talmente potente che al poeta sembra)
si com'io fosse nello suo cor giunto. (di essere ricambiato dalla donna, di aver raggiunto il suo cuore)

Nell'ultima strofa si verifica l'illusione di un amore contraccambiato, grazie proprio al potere dell'amore stesso. Un amore che nei primi versi era, invece, deriso, non corrisposto.

Guido Cavalcanti è nato a  Firenze nel 1258 (circa) ed è morto, sempre nel capoluogo toscano, il 29 agosto del 1300.

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