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Giacomo Leopardi si trova nella zona di Recanati, su una collinetta, ma una siepe non gli permette di vedere l'orizzonte. Tuttavia è proprio questo ostacolo a stimolare in lui l'immaginazione che va oltre la realtà, verso l'immensità, verso un infinito interiore, non visibile a occhio nudo, uno spazio senza fine. Un insieme di sensazioni che portano allo smarrimento dell'animo, ad un senso di turbamento.
Il rumore improvviso del vento che scuote le foglie sugli alberi "risveglia" il poeta, portandolo nuovamente alla realtà.
Ma ecco che quello stesso vento allontana di nuovo il Leopardi dalle cose reali, trascinandolo questa volta in pensieri rivolti all'infinito temporale, non più spaziale. E in questa eternità si abbandona dolcemente, annullando tutti i propri pensieri.
Sempre caro mi fu quest'ermo* colle,
E questa siepe, che da tanta parte
De l'ultimo orizzonte il guardo esclude.*
Ma sedendo e mirando*, interminati*
Spazi di là da quella, e sovrumani*
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo*, ove* per poco
Il cor non si spaura*. E come* il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando*: e mi sovvien* l'eterno,
E le morte stagioni*, e la presente
E viva, e 'l suon di lei*. Così tra questa
Immensità* s'annega il pensier mio:*
E 'l naufragar m'è dolce in questo mare.*
*ermo: solitario
*E questa siepe... esclude: una siepe ostacola la visione di un grande tratto dell'orizzonte lontano
*mirando: rimanendo fermo a guardare
* interminati: illimitati, senza confine
*sovrumani: che vanno al di là della comprensione umana
*nel pensier mi fingo: mi raffiguro nella mente, mi immagino
*ove: in cui (facendo riferimento agli elementi immaginati, gli spazi, i silenzi..)
*si spaura: si turba, si perde, si smarrisce.
*E come: E non appena
*Vo comparando: paragono (il fruscio del vento agli spazi e ai silenzi infiniti)
*e mi sovvien: e mi vengono in mente
*morte stagioni: passato
*suon di lei: il presente che si fa sentire, si manifesta
*immensità: il tempo infinito e gli spazi infiniti
*s'annega il pensier mio: si perde, si annulla (di fronte a tale immensità)
*E 'l naufragar....mare: il naufragio (solitamente terribile) appare dolce in questo mare, in questo infinito, nel contesto immaginato dal poeta.
Metro: endecasillabi sciolti.
Poesia scritta tra il 1818 ed il 1821, durante un soggiorno a Recanati, Marche.
Giacomo Leopardi (Recanati, 29 giugno 1798 - Napoli, 14 giugno 1837)
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